Io non ho Patria
Non discuterò qui l'idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni.
Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso; io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.
E se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto.
Don Lorenzo Milani - L'obbedienza non è più una virtù - 1965
Segnalo con piacere il blog Nessuno escluso e invito tutti a sottoscrivere l'appello contro il razzismo e la discriminazione.
Commenti
commento di gianluigi inviato il 18 maggio 2008
Ops... inthewolf... toccato.
Sono passati quarant'anni dal tanto vituperato '68 eppure la tua citazione mi porta ad un effluvio di emozioni che stento a comprimere. Quanta idealità ho assorbito da Don Milani e da tanti maestri di quel periodo ispirati ai suoi Valori. Sento ancora addosso il tremore degli interventi nei "parlamentini" prima e nelle "assemblee" studentesche poi, nei dibattiti nelle parrocchie, nell'impegno "vissuto" e condiviso con tanti amici e compagni che ora non trovo accanto a me. Io sono un uomo "fortunato", alcuni proprio non vivono più l'aspetto materiale di questo nostro Essere, altri si sono persi in un meandro di interessi e di coinvolgimenti che nulla hanno a che vedere con quell'entusiasmo solidale e costruttivo. Io sono ancora qui a discutere con voi di Valori e questo mi fa sentire un privilegiato. Sono consapevole che molti di voi sorrideranno o si indispettiranno rinfacciando al '68 una deriva violenta se non terroristica, tuttavia io questa realtà non l'ho conosciuta. Ho avuto esperienze esclusivamente positive e propositive, ho assistito a tanta abnegazione e generosità, ho attinto a piene mani dall'esempio di tanti giovani, a partire dagli"angeli" di Firenze per arrivare al Volontariato dei nostri giorni, sempre accanto ai più deboli, proprio come Don Lorenzo.
Su tutti rimane proprio lui, ed è dal suo "Lettera a una professoressa" che forse ho, inconsciamente scelto la docenza come ruolo professionale per la mia vita lavorativa. Conservo dentro di me un angolo riservato a quei "deboli" che Don Milani portava ad esempio e, proprio per questo mi definisco un uomo fortunato, continuo ad esternarlo e a tentare di trasmetterlo ai miei ragazzi, con grande convinzione e, scusate la presunzione, con grande orgoglio.
inthewolf sarei io, gigionescamente fiero dell'origine longobarda e terrona del mio cognome