Han fatto a meno del nostro coraggio
Se lunedì 13 Maggio 1968 è ricordato come il momento clou del Maggio francese, con quello sciopero generale indetto dagli studenti che paralizzò la Francia, io purtroppo non c'ero, dato che il giorno prima, per la verità assai commosso, avevo fatto la Prima Comunione. La mia generazione, quella del baby boom, quella che adesso si candida a classe dirigente, portava ancora il grembiule nero col fiocchetto azzurro a coprire i pantaloni corti e le ginocchia sbucciate. Ciò non esclude che quegli eventi ci abbiano segnato profondamente, con risultati contraddittori, ed i contenuti di questo blog ne sono in qualche modo testimonianza.
Aspettavamo che arrivasse il nostro turno, ma la repressione ci colse di sorpresa, al punto che quando finalmente toccava a noi non c'erano più spazi, mancava un progetto. Nel 1975 Venditti ben descriveva che cosa stava succedendo:
Se stavano in queste condizioni i nostri fratelli maggiori, figuriamoci noi. Abbiamo ricevuto in eredità le frattaglie del movimento, stronzate tipo "il riflusso", un sacco di violenza e terrorismo, slogan deficienti come "il personale è politico" e siringhe di eroina a volontà. Hanno veramente voluto fare a meno del nostro coraggio.
Eppure quello che è successo in quegli anni convulsi è stato talmente straordinario, ha segnato una trasformazione così profonda del modo di pensare, di vivere, di sentire, che non può essere che adesso, a distanza di appena 40 anni, quei valori che rappresentano la nostra formazione siano andati completamente dispersi.
Le ideologie sono tutte andate in crisi, ma qui non si tratta di ideologie, ma di valori, per me fondanti e non negoziabili.
Con qualche acciacco in più, ma con un sacco di coraggio inutilizzato rimasto dentro:
Questo articolo è stato gentilmente pubblicato anche su Fuoriregistro
Aspettavamo che arrivasse il nostro turno, ma la repressione ci colse di sorpresa, al punto che quando finalmente toccava a noi non c'erano più spazi, mancava un progetto. Nel 1975 Venditti ben descriveva che cosa stava succedendo:
"Compagno di scuola, compagno di niente
ti sei salvato dal fumo delle barricate?
Compagno di scuola, compagno per niente
ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?"
Se stavano in queste condizioni i nostri fratelli maggiori, figuriamoci noi. Abbiamo ricevuto in eredità le frattaglie del movimento, stronzate tipo "il riflusso", un sacco di violenza e terrorismo, slogan deficienti come "il personale è politico" e siringhe di eroina a volontà. Hanno veramente voluto fare a meno del nostro coraggio.
Eppure quello che è successo in quegli anni convulsi è stato talmente straordinario, ha segnato una trasformazione così profonda del modo di pensare, di vivere, di sentire, che non può essere che adesso, a distanza di appena 40 anni, quei valori che rappresentano la nostra formazione siano andati completamente dispersi.
- Metto in testa Papa Giovanni ed il Concilio Vaticano II: un'idea di Chiesa popolo di Dio che fa proprie le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi.
- Quindi l'internazionalismo che nasce dall'accorgersi che siamo, per dirla con gli U2, one love, one blood, one life.
- Il pacifismo e la non violenza.
- Il rispetto per la natura.
- Una maggiore naturalità nel modo di parlare, di vestire, di fare l'amore.
- Il nuovo ruolo della donna, che costringe a reinventare un nuovo ruolo del maschio e dei rapporti familiari.
- La coscienza dell'importanza del bene comune.
- Il saper gestire il conflitto generando il dialogo.
Le ideologie sono tutte andate in crisi, ma qui non si tratta di ideologie, ma di valori, per me fondanti e non negoziabili.
Con qualche acciacco in più, ma con un sacco di coraggio inutilizzato rimasto dentro:
"verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti"
Questo articolo è stato gentilmente pubblicato anche su Fuoriregistro
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