Chiedo scusa se parlo di Maria
Chiedo scusa se parlo di Maria
di Gaber - Luporini
Far finta di essere sani - 1973
Chiedo scusa se parlo di Maria
non del senso di un discorso, quello che mi viene
non vorrei si trattasse di una cosa mia
e nemmeno di un amore, non conviene.
Quando dico "parlare di Maria"
voglio dire di una cosa che conosco bene
certamente non è un tema appassionante
in un mondo così pieno di tensione
certamente siam vicini alla pazzia
ma è più giusto che io parli di
Maria la libertà
Maria la rivoluzione
Maria il Vietnam, la Cambogia
Maria la realtà.
Non è facile parlare di Maria
ci son troppe cose che sembrano più importanti
mi interesso di politica e sociologia
per trovare gli strumenti e andare avanti
mi interesso di qualsiasi ideologia
ma mi è difficile parlare di
Maria la libertà
Maria la rivoluzione
Maria il Vietnam, la Cambogia
Maria la realtà.
Se sapessi parlare di Maria
se sapessi davvero capire la sua esistenza
avrei capito esattamente la realtà
la paura, la tensione, la violenza
avrei capito il capitale, la borghesia
ma la mia rabbia è che non so parlare di
Maria la libertà
Maria la rivoluzione
Maria il Vietnam, la Cambogia
Maria la realtà.
Maria la libertà
Maria la rivoluzione
Maria il Vietnam, la Cambogia
Maria la realtà
Maria la realtà
Maria la realtà.
Ipotesi per una Maria
di Gaber - Luporini
Anni affollati - 1981
E io che ancora mi innamoro come uno scemo
perché l’innamorarsi è uno specifico dell’uomo
spudorato mi accosto all’incerto dei tuoi richiami
sono io che deliro e tu che ami.
Non so dove ora tu sia giunta
cara indimenticabile Maria
che all’inizio degli anni Settanta
conoscesti la rabbia e l’ironia.
Avevi il dono assai inconsueto
di ridere persino del tuo mito
e l’intuizione di una strana fede
per cui una cosa è vera soltanto
quando non ci si crede.
Perché per credere davvero
bisogna spesso andarsene lontano
e ridere di noi come da un aeroplano.
Se tu fossi davvero esistita
cara indimenticabile Maria
fin da allora potevo imparare
a congiungere il vero e la bugia.
E nelle notti massacranti
riempite di parole intelligenti
e nell’angoscia della vita
ho in mente ancora l’eco
della tua risata.
Perché per vivere davvero
bisogna spesso andarsene lontano
e ridere di noi come da un aeroplano.
Forse sei solo un’ipotesi di donna
forse sono esagerati i sentimenti
e i mille spunti che mi dai
se è vero che si tratta
di una Maria che non conobbi mai.
Ma so che a me piace pensarti
cara indimenticabile Maria
come fossi davvero esistita
col tuo gusto di amare e andare via.
Perché persino nell’amore
nell’eccellenza del soffrire
nella violenza di una litigata
eri così coinvolta
e così distaccata.
Perché per credere all’amore davvero
bisogna spesso andarsene lontano
e ridere di noi come da un aeroplano.
E che la logica assurda del tempo
questo tempo che tutto porta via
riesca almeno a salvare il tuo nome
Maria.
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