Non arrendetevi mai
Auguri ad un presidente con la testa dura,
anche a 90 anni.
Dall'intervista di Claudio Sabelli Fioretti a Oscar Luigi Scalfaro del 6.5.2004
Con Berlusconi, diceva, fu diverso.
«Berlusconi non chiese la fiducia e venne da me a rimettere il mandato. E mi chiese tre cose: sciogliere il Parlamento, indire nuove elezioni e lasciare lui a capo di un governo minoritario. Io risposi tre no. Non mi sarà perdonato per i secoli, ma la Costituzione è la Costituzione».
Perché non sciolse le Camere?
«Avevamo già vissuto una situazione delicatissima nel 1993. Più di cento parlamentari erano sotto processo o temevano di trovarsi con un avviso di garanzia il giorno dopo. Se la rivoluzione andava in piazza e ci scappava un morto, dove saremmo andati a finire? E ora, sciogliere le Camere che non avevano ancora un anno di vita? Su che tema? Quale sarebbe stato il tema delle elezioni? Stavamo ancora vivendo una grande trasformazione perché i partiti che avevano governato erano andati in crisi. Ci trovavamo di fronte a una parte della maggioranza, la Lega, che toglieva la fiducia al Governo lasciandolo in minoranza. Su mia richiesta, al fine di non aumentare rotture in un momento tanto delicato, il presidente del Consiglio Berlusconi, propose che il Governo lo facesse Dini. Altro che ribaltone!».
Il Capo dello Stato - dice - ha poteri limitati, ma una sua parola, un suo sospiro, un suo sorriso… Lei per esempio disse di no quando Berlusconi propose Previti come ministro della Giustizia.
«Non fu un sorriso. Dissi chiaramente che non avrei firmato. Lui mi disse: “Voglio Previti perché è il mio avvocato”. Io dissi “Proprio per questo non ritengo che sia sostenibile”».
Come finì?
«Io gli dissi: guarda, Previti non è proponibile. Ma mi resi conto che lui lo avrebbe proposto ugualmente. Allora, mentre stava uscendo dalla porta, lo richiamai: “Scusa, vorrei che tu uscissi da questa stanza avendo le idee chiare: quel nome alla Giustizia non passa dal mio tavolo”».
E Berlusconi?
«Accettò di spostare Previti alla Difesa».
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