Apartheid

Una proposta assurda le classi scolastiche costituite solo da immigrati, fa ribrezzo solo a pensarci, significa non sapere nulla della Storia, non sapere nulla della vita, non sapere nulla dell'Uomo. Che Dio li perdoni, perché non sanno quello che fanno.
La cantante Beverley Knight indossa una t-shirt della campagna contro il razzismo del Daily Mirror speranza non odio

I, Too

I, too, sing America.

I am the darker brother.
They send me to eat in the kitchen
When company comes,
But I laugh,
And eat well,
And grow strong.

Tomorrow,
I'll be at the table
When company comes.
Nobody'll dare
Say to me,
"Eat in the kitchen,"
Then.

Besides,
They'll see how beautiful I am
And be ashamed--

I, too, am America.
Io pure

Io pure canto l'America.

Sono il fratello più scuro.
Loro mi spediscono a mangiare in cucina
quando ci sono gli ospiti,
ma io me la rido,
e mangio con gusto,
e mi irrobustisco.

Domani
io sarò seduto a tavola
quando ci saranno ospiti.
Nessuno si azzarderà
a dirmi
" Vattene a mangiare in cucina "
Allora.

E per di più
si accorgeranno di come sono bello
e si vergogneranno -

Io pure sono l'America.


Langston Hughes

Qui una splendida vignetta di Mauro Biani

Commenti

suburbia ha detto…
E se pensavamo di aver toccato il fondo... qua stiamo scavando.
Non ho davvero parole
ciao
Pierangelo ha detto…
Riporto perché molto ben articolato e ragionato, l'intervento del segretario della FLC Cgil del Veneto, preso da qui.

Accesso degli studenti stranieri alla scuola pubblica :
non voglio essere breve e voglio dire, per intero, cosa pensa la FLC CGIL del Veneto

Il 14 ottobre 2008, la Camera dei Deputati ha approvato una mozione ( 1 -00033) presentata da alcuni Parlamentari del centro/destra che impegna il Governo a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola pubblica.
In un momento particolarmente delicato per l’intero settore della conoscenza in Italia, gli
stessi Deputati che hanno appena finito di votare il decreto legge “Gelmini-Tremonti” (che fra le altre cose prevede un taglio degli organici di circa 130.000 fra Docenti e ATA !) approvano una mozione che, in un delirio di falso-buonismo, tenta d’introdurre, nei fatti,
comportamenti discriminanti nei confronti degli alunni stranieri e contemporaneamente finisce per prendere in giro i lavoratori della scuola e probabilmente gli stessi firmatari della mozione.
La mozione è un pessimo esempio di come è possibile cavalcare le paure xenofobe e poterle trasformare in immagini “francescane” ed è contemporaneamente scritto da chi sembra non essersi accorto di aver appena approvato la trasformazione in legge del famigerato decreto legge “Gelmini – Tremonti”.
La mia impressione è che il testo sia stato assemblato mettendo insieme pezzi di ragionamento che fanno poi una grande fatica a reggersi insieme.
Iniziamo dalle frasi retoriche e dalle semplici contraddizioni.
La mozione passa tranquillamente da frasi tipo “La Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia sancisce che tutti devono poter contare su pari opportunità in materia di accesso alla scuola, nonché di riuscita scolastica e di orientamento” a frasi che impegnano il Governo “a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, favorendo il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione”.
Vorrei che qualcuno ci spiegasse come è possibile dare “pari opportunità di accesso” se si prevede che un bambino italiano sia ammesso SENZA fare alcun test o prove specifiche solo per il fatto di essere italiano, ed un altro bambino deve, al contrario, fare obbligatoriamente il test e le prove di valutazione solo per il fatto di non essere italiano.
Mi sembra evidente che non era il caso di scomodare la Convenzione Internazionale dei diritti dell’infanzia citando le pari opportunità in materia di accesso perché è noto a tutti (ma sarà poi vero che è noto a tutti?) che la negazione delle pari opportunità sta dentro il principio della non-discriminazione (di religione, di sesso, di ceto sociale…).
Visto che parliamo di diritti dell’infanzia, chiedo troppo se aggiungiamo “di cittadinanza?”.
Il colmo dell’ipocrisia, o se volete della disattenzione, si raggiunge quando si afferma che il test e le prove di valutazione si devono fare nelle scuola di “ogni ordine e grado”!
Ho pensato, ripetutamente, a questa frase e volendo giustificare i sottoscrittori ho ritenuto che si trattasse di un refuso!
Vediamo di capirci. Veramente qualcuno ha pensato di scrivere che si devono effettuare dei test e delle prove di valutazione (!!!) anche per i bambini della prima elementare? (che l’ex Ministro Moratti mi perdoni ma non riesco ancora a dire la prima “…primaria “);
davvero qualcuno ha pensato che sia corretto valutare un bambino prima ancora di essere stato posto, dalla scuola statale pubblica, nelle condizioni di apprendere la lingua, la scrittura e in un delirio di frasi “buoniste”, “il rispetto per la diversità morale e la cultura religiosa del Paese accogliente“? Ritengo che la mozione approvata, soprattutto nella parte in cui impegna il Governo a istituire classi di inserimento – anche per le prime classi della scuola primaria - , possa essere letto solo come un incredibile refuso e un brutto autogol.
Ed ancora. Nel testo della mozione si fa scientemente uso di richiami alle misure di accompagnamento per integrazione degli alunni stranieri “all’interno e all’esterno dell’ambito scolastico”, alla preoccupazione di evitare “rischi di esclusione” a favore dei minori immigrati. Splendidi pensieri e nobili intenti accompagnati da questa frase:
“La presenza di bambini stranieri, ma anche di nomadi o figli di genitori con lo status di rifugiati politici, implica l’aggiunta di finanziamenti e di docenti, e l’organizzazione di classi di recupero successive o contemporanee all’orario normale, di classi bilingue, oppure con la presenza di assistenti assunti a tal fine”
Il testo che avete appena letto non è stato scritto da un sindacalista ma dai sottoscrittori della mozione! Qui non siamo di fronte a uno svarione ma ad una evidente crisi di amnesia collettiva! Mi chiedo, infatti, come possa essere credibile questo passaggio sapendo che stiamo parlando dello stesso Governo e della stessa maggioranza parlamentare che ha appena approvato il decreto legge “Gelmini” dove si taglia il personale della scuola statale pubblica in modo significativo e pesante ?
Come posso credere che le classi di inserimento non rappresentino la volontà di creare una voluta discriminazione, un pessimo modello di non-integrazione oppure il tentativo di allargare il divario fra persone che hanno avuto la (s)fortuna di essere nate in Paesi diversi?
Vorrei che gli stessi parlamentari ci stupissero positivamente e che domani mattina realizzassero quello che hanno scritto: convincano i loro colleghi senatori a bloccare il decreto Gelmini evitando l’impoverimento della scuola pubblica statale, ammettano che non è credibile ipotizzare “l’aggiunta di finanziamenti e di docenti” sapendo benissimo che il loro Governo si è mosso in direzione opposta e che loro stessi hanno concorso a votare la conversione in legge di un decreto che nulla aveva di necessario ed urgente.

Mestre, 16 ottobre 2008

Il Segretario Generale Regionale FLC CGIL VENETO
S. Mazza
Pierangelo ha detto…
Riporto da l'Unità on line:

Il giorno dell’Apartheid
Furio Colombo


Un evento triste e squallido è avvenuto nella Camera dei Deputati nei giorni 8 e 9 ottobre quando la maggioranza di governo, guidata dalla Lega, ha proposto e fatto approvare una odiosa mozione che chiede la separazione e segregazione dei bambini immigrati nelle scuole italiane. È giusto che ci sia memoria di questo tragico evento e perciò trascrivo qui alcune parti dei verbali d’Aula di quelle sedute. On. Niccolò Cristaldi (Pdl-An): «Signor Presidente, onorevoli colleghi, io non parteciperò a questa votazione (mozione Cota, Lega nord, sulla segregazione dei bambini immigrati nelle scuole italiane, ndr) perché non ne condivido le ragioni politiche. Non condivido il contenuto della mozione della maggioranza perché sono nato e cresciuto in una città, Mazara del Vallo, nella quale il venti per cento della popolazione è mussulmana».

«La mia è una città dove l’integrazione non si è decisa con una legge né con mozioni come questa. Si è decisa attraverso il rispetto delle diverse culture, attraverso l’amicizia tra i popoli, che si è instaurata partendo da situazioni drammatiche che hanno visto tanta gente venire nella mia città per cercare lavoro. Abbiamo scambiato attività culturali, insegnando molte cose della nostra cultura occidentale, imparando a inginocchiarci davanti ai grandi musei che ci sono in Tunisia, in Marocco, nei Paesi del Maghreb e in tutto quel mondo. Non posso condividere - e come me altri deputati della maggioranza - il contenuto della mozione presentata dalla Lega Nord. Per cui abbandono l’aula e insieme a me alcuni altri deputati». (Camera dei deputati, 9 ottobre ore 19.05, applausi dei deputati del Partito democratico). On. Mario Pepe (Pdl): «Signor Presidente, vorrei ricordare agli amici della Lega che il Duca d’Aosta, quando era Governatore della Somalia emise un editto che impediva ai bambini indigeni di frequentare le scuole italiane, se prima non avevano imparato l’italiano. Oggi il popolo somalo si divide in due categorie: quelli che hanno un fucile e quelli che non ce l’hanno. Mi auguro che questo non sia il futuro dell’Italia. Per questo io voterò contro questa mozione». (Camera dei deputati, 9 ottobre ore 19.09, applausi dei deputati del Partito democratico). Emanuele Fiano, (Pd): «Signor Presidente, nella mia famiglia abbiamo saputo sessant’anni fa che cosa significa essere scacciati dalle classi delle scuole del regno, in quanto ebrei. Non userò questo argomento per rispondere agli argomenti della Lega Nord Padania. Urla dei deputati della Lega Nord Padania). Parlo di oggi, di voi. Penso che sia profondamente sbagliato proporre una separazione dei bambini per risolvere il problema della integrazione, spezzare una comunità che vive e cresce insieme. Le «classi differenziate» sono la risposta sbagliata. L’integrazione si fa insieme. (Camera dei deputati, 9 ottobre ore 19.15, applausi dei deputati del Partito democratico, grida e urla della Lega Nord e del Pdl). On. Piero Fassino (Pd): «Signor presidente, mi rivolgo all’onorevole Cota (capogruppo Lega Nord Padania alla Camera dei deputati, ndr) e a tutti i colleghi. Vi voglio raccontare un episodio vero che ci può illuminare. Un mio amico ha un bambino di sette anni che frequenta una seconda elementare per metà costituita da bambini extracomunitari. Il suo compagno di banco è il suo amico del cuore. A casa racconta ai genitori che «con Emanuel abbiamo fatto questo, abbiamo fatto quello, siamo andati qui e siamo andati là». Un giorno il padre del bambino italiano lo va a prendere a scuola e quando i bambini escono chiede per curiosità al figlio: chi è Emanuel? Il figlio si volta e indica: “eccolo là, quello col maglione rosso”. Non gli viene in mente di dire: «Quello con la pelle scura».
«Con il provvedimento che vi apprestate a farci votare voi state producendo una regressione culturale che mette in discussione i principi di uguaglianza tra gli uomini. E fate una cosa ancora più grave: introducete la discriminazione, quella moralmente più abbietta: discriminate tra i bambini, tra i più piccoli». (Camera dei deputati, 9 ottobre ore 19.20, prolungati applausi dei deputati del Partito democratico, di Italia dei Valori, del gruppo di Unione di Centro). On Gianluca Galletti (Udc): «Signor presidente, devo dire che chi ha redatto la mozione, ne ha dato l’interpretazione autentica (si riferisce al deputato Cota, capogruppo Lega Nord Padania, che ha illustrato la mozione in aula, ndr). Dopo averlo ascoltato, noi siamo certi di non voler avere nelle nostre scuole, allievi di serie A e allievi di serie B. Ci sembra, invece, che l’obiettivo della mozione in esame sia proprio questo. Per tale ragione, dichiaro il voto contrario del nostro gruppo».
(Camera dei deputati, 9 ottobre ore 19.30, applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito democratico
On. Valentina Aprea (Pdl): «Signor presidente, vi assicuro che questa mozione è attesa dai docenti della scuola italiana, da quei docenti, onorevole Fassino, dove l’inserimento degli alunni stranieri avviene in modo selvaggio. (Camera dei deputati, 9 ottobre ore 20.00, proteste del Partito democratico, applausi dei deputati del gruppi Pdl, ovazioni dei deputati Lega Nord Padania).
«No, no, no!» (Furio Colombo, Pd, Camera dei deputati, 9 ottobre ore 20.05 grida e urla dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

* * *

Testo della mozione per la apartheid nelle scuole italiane presentato dalla Lega Nord alla Camera dei Deputati con l’assenso e il sostegno della maggioranza di governo: «La Lega Nord Padania impegna il governo:
- a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, autorizzando il loro ingresso previo superamento di test e di specifiche prove di valutazione.
- istituire classi ponte (classi separate, ndr) che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test sopra menzionati di frequentare cori di apprendimento della lingua italiana, propedeutiche (obbligatorie e separate, ndr) all’ingresso degli studenti nelle classi permanenti.
- a non consentire in ogni caso l’ingresso nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ciascun anno, al fine di un razionale (traduzione: limitato o impedito, ndr) inserimento degli studenti stranieri nelle nostre scuole, e a provvedere a una distribuzione degli stessi in proporzione al numero complessivo degli alunni per classe.
- a favorire l’elaborazione di un curricolo che tenga conto di lealtà e rispetto alla legge del paese accogliente, del rispetto di tradizioni territoriali e regionali del paese accogliente, del rispetto per la diversità morale e culturale (traduzione: superiorità, ndr) del Paese accogliente (prime firme: Cota, Goisis, Grimoldi, Rivolta, Aprea, Carlucci, Farina, Mazzucca, Garagnani, Rampelli)».

* * *
Furio Colombo: «Signor presidente, devo dirle a nome dei miei colleghi (spero di parlare a nome di tanti miei colleghi) che sono contento di intervenire in questo momento, in quest’aula vuota. Evito agli altri deputati di provare l’umiliazione che provo io ascoltando la presentazione di questa mozione della Lega Nord Padania che intende istituire scuole segregate per bambini immigrati, le scuole contro cui si è battuto Martin Luther King in Mississippi e Alabama 45 anni fa. Si è battuto, e ha vinto. Ma i miei colleghi si sono risparmiati l’angoscia di guardare verso i banchi della Lega e di domandarsi, dopo aver ascoltato l’elogio della scuola segregata: «Ma questi sono i miei colleghi? Facciamo lo stesso lavoro? Condividiamo lo stesso Parlamento? Siamo stati eletti dallo stesso popolo?».
Presidente: «Onorevole Colombo, in questa Camera tutti sono altrettanto onorevoli». Colombo: «No, presidente. Devo esprimere il mio sentimento di umiliazione». Presidente: «A termini di regolamento lei non può offendere un suo collega». Colombo: «Mi dica, presidente, qual è l’espressione offensiva?».
Presidente: «L’espressione offensiva è quando lei dice che si vergogna di...».
Colombo: «Ho detto che mi sento umiliato nel giorno della apartheid della scuola italiana e ho diritto di dirlo perché è il mio sentimento».
Presidente: «Mi pare che tale espressione sia l’equivalente di “mi vergogno”». Colombo: «Signor presidente, Matteotti si è sentito umiliato di fronte a ciò che aveva ascoltato in quest’aula. Ripensi per un momento al dibattito al quale oggi in questa Camera abbiamo assistito. Viviamo in un mondo in cui sta per essere eletto presidente degli Stati Uniti un nero, figlio di un immigrato di origine kenyota, educato nelle scuole americane dove nessuno lo ha separato (non più, dopo il movimento per i diritti civili di Martin Luther King) dagli altri bambini. Ed è diventato uno dei più brillanti giuristi, poi uno dei più importanti senatori, poi uno dei più carismatici candidati alla presidenza degli Stati Uniti che quel paese abbia mai avuto.
Ma lei pensi - presidente - ad un altro Paese, il nostro, nelle mani della cultura di Borghezio e di Gentilini e mi dica: quale sarebbe oggi, qui, da noi, in questa Italia occupata dalla Lega, il destino di un piccolo Obama? Forse lo aspetterebbero le sprangate e la morte in una strada di Milano dove - ci assicura il ministro dell’Interno Maroni - le sprangate che hanno ucciso il diciannovenne Abdul erano la punizione per un furto, non lo sfogo di un sentimento razzista. L’idea che i bambini che hanno difficoltà nella lingua italiana vadano prontamente segregati e rinchiusi tra loro è una delle più assurde non solo in termini di pedagogia e di psicologia ma di comune buon senso. Non parlano, non ascoltano, non imparano. L’ottusa idea leghista è il 41 bis dei bambini immigrati. Ad essi per giunta, viene imposto di imparare «le tradizioni», “l’identità”, la religione del paese ospitante. Il concetto è bene espresso dalle alte parole del pro-sindaco leghista di Treviso: “Che vadano a pisciare nelle loro moschee”. Sono parole memorabili per la loro qualità morale, umana, politica che la Lega da oggi dovrebbe scrivere sulle proprie bandiere. Alexander Hamilton, uno dei padri della Costituzione americana, ha detto ai coloni immigrati che si accingevano a fondare la nuova Repubblica degli Stati Uniti: “C’è qualcosa di unico nel nostro destino. Noi, che veniamo dai quattro angoli del mondo e fino a questo momento non abbiamo niente in comune, d’ora in poi avremo in comune il nostro futuro. Questo è il nostro destino eccezionale. Siamo i soli al mondo ad avere questo privilegio”.
Era il 1788. Qui, oggi, nell’anno 2008, si propone di isolare i bambini immigrati in corridoi chiusi come se fossero portatori di malattie infettive. Prevedo e temo che questa ignobile mozione non sarà respinta. Perciò mi unisco alla umiliazione di molti colleghi di Alleanza nazionale e di ciò che resta di Forza Italia che dovranno votare questa mozione fondata su separazione, apartheid, xenofobia, razzismo» Camera dei deputati, 8 ottobre 2008, ore 22; presiedeva il vice presidente della Camera Buttiglione).

Nota.
La mozione di apartheid per i bambini immigrati è stata votata la sera del 9 ottobre 2008 e ha ottenuto l’approvazione della Camera dei Deputati con soli venti voti in più per la maggioranza. Il margine di differenza fra maggioranza e opposizione alla Camera è di settanta voti.
È utile ricordare che una mozione non è una legge ma un «indirizzo» o suggerimento al governo. La sua votazione non significa automaticamente accettazione ed esecuzione da parte del governo. Perciò è necessario che l’opposizione contro l’apartheid continui in tutte le occasioni, in tutte le sedi, a tutti i livelli. Le manifestazioni di protesta nella scuola in questi giorni sono il luogo e il momento giusto: studenti e docenti contro l’apartheid di Bossi-Cota-Borghezio-Maroni. Tutta la scuola italiana in difesa dei bambini immigrati.
Pierangelo ha detto…
Riporto da scuolaoggi.org:

Il dizionario italiano sotto il cuscino
di Arcangela Mastromarco

Onorevole Cota, la invito, aiutato dalla seduzione letteraria di Tahar Ben Jelloun, a mettersi nei panni di una giovane persona che lascia il suo paese per andare a vivere altrove. “A occhi bassi” racconta le vicende e i pensieri di una pastorella berbera dell’Alto Atlante che arriva a Parigi e piena di speranze finalmente va a scuola.

… "Avevo undici anni, o li avrei avuti dopo poco. Volevo essere grande, per affrontare la scuola e superare la maggior parte dei bambini. Avevano con me un unico punto in comune; erano in ritardo rispetto alla norma scolastica. Io non ero nemmeno in ritardo, io ero a zero, venivo da lontano, venivo da una alta montagna dove mai una sola parola di francese era stata pronunciata. Se no, le pietre l’avrebbero ricordata e io l’avrei imparata"…

Un pensiero fisso: lasciare la “class d'accueil”, la classe degli stranieri che testimonia il ritardo e la separatezza, e andare a scuola con i coetanei francesi. Per questo è disposta a tutto.

… "Spesso dormivo con il dizionario sotto al cuscino. Ero persuasa che le parole di notte lo avrebbero attraversato per venire a sistemarsi in caselle predisposte per metterle in ordine. Le parole avrebbero così lasciato le pagine e sarebbero venute a stamparsi nella mia testa…
… Una notte, tolto il guanciale, misi la testa direttamente sul libro magico. Feci fatica ad addormentarmi". Non era comodo…

La sua mozione dimostra che lei sta facendo il suo lavoro di deputato, accoglie cioè le richieste dei suoi elettori, tra cui vi sono certamente anche insegnanti e genitori. Lei non si inventa niente, lei però si serve di cattivi consiglieri, pessimi.
Tutti noi insegnanti sognamo che i nostri alunni apprendano tutto quello che proponiamo loro e tutti allo stesso modo. Ma non è così. La classe, anche senza gli alunni stranieri, è già una comunità di diversi. Diversi per interessi, intelligenze, talenti, modi di imparare.
Certi docenti, che oggi sono infastiditi dagli extracomunitari e ieri lo erano dai disabili e prima ancora dagli immigrati dal sud dell’Italia, vogliono degli alunni a cui fare la stessa lezione, tutta uguale, senza perdere tempo a preparare proposte differenziate, a parlare a ciascuno. Sono pigri, ignoranti, e attribuiscono sempre ai bambini e ai ragazzi le loro incapacità, i loro fallimenti didattici. I peggiori. Troppo facile insegnare a chi impara subito e lo avrebbe fatto anche senza di loro.
Che dire di alcuni genitori, di quelli che le hanno manifestato la loro preoccupazione che i figli rimangano indietro per colpa dei compagni stranieri che rallentano il programma? Questi genitori li conosco. Accelerano ogni tappa dei loro bambini, che sono costretti ad anticipare il loro ingresso a scuola, che devono imparare almeno due lingue, uno strumento, sport vari ecc. Dalla culla, alla competizione del mercato.
Questi elettori esistono e lei li ascolta, anzi trasforma le loro richieste in mozioni destinate, spero di no, a diventare leggi, provvedimenti. Invece di ascoltare chi insegna italiano come seconda lingua da anni, gli esperti di glottodidattica (educazione linguistica), di linguistica acquisizionale (lo studio e la ricerca sui modi, i tempi, gli stadi di acquisizione di una lingua diversa dalla lingua madre), i pedagogisti che da anni si occupano di inserimento.
La via italiana per la scuola interculturale e per l’integrazione degli alunni stranieri” è un documento elaborato da una commissione di specialisti che da anni affrontano questi temi e che hanno prestato gratuitamente la loro competenza al fu Ministero della Pubblica Istruzione. Presentato esattamente un anno fa, in un seminario dal titolo significativo: “Scuola e immigrazione: strategie e misure a confronto”, raccolse l’interesse e l’incoraggiamento di esperti e funzionari ministeriali venuti da Francia, Germania, Inghilterra, Spagna e Svezia, che riconoscevano nel nuovo modello italiano una proposta illuminata e lungimirante.

…Insegnare in una prospettiva interculturale vuol dire assumere la diversità come paradigma dell’identità stessa della scuola, occasione privilegiata di apertura a tutte le differenze…

Nessuno studioso, nessun docente competente potrebbe condividere l’idea che le classi separate facilitano l’apprendimento dell’italiano.
Ogni anno migliaia di ragazzi italiani partono per il Regno Unito, per imparare l’inglese dove si parla. Le scuole migliori, e anche le più costose, prevedono corsi di lingua inseriti in summer camp dove si svolgono attività sportive e pratiche insieme a parlanti nativi (gli inglesi madrelingua).
Perchè gli alunni venuti d’altrove devono imparare in un luogo e in un tempo che li separa dai coetanei italiani? Perché non possiamo offrire loro l’opportunità di corsi intensivi in alcune ore della giornata scolastica? Corsi a scalare, a seconda dei progressi o da incrementare, se ci sono degli intoppi.
La via italiana esiste. La legga con attenzione e senza pregiudizi. Ci hanno lavorato i più importanti esperti e accademici italiani. E non sono solo parole, se si giudica dagli stanziamenti del precedenti ministro.

Voglio chiudere con la risposta di Randya (nome di fantasia), una bambina di sei anni, con entrambi i genitori non udenti, a chi le chiedeva come avesse fatto a imparare l’italiano:

… Bè io camminavo da Esselunga, ho visto gli italiani, ho sentito tutto e poi ho imparato bene e loro parlavano tanto e poi guardavo la televisione, e poi a scuola i miei amici che parlavano bene…

Rendiya è trilingue: lingua madre, la lingua dei segni; seconda lingua, quella del suo paese d’origine; terza lingua l’italiano, imparato spontaneamente in poco più di un mese.
Non tutti i bambini stranieri sono così veloci, né speciali, sono bambini. Ci sono quelli che imparano per tentativi ed errori, quelli che parlano solo quando sono sicuri, quelli che non hanno attitudine per le lingue ecc. Bambini e adolescenti destinati comunque ad essere bilingui e anche di più, perché la malattia del monolinguismo affligge particolarmente gli italiani.
In una cosa però sono diversi: conoscono due paesi e due culture. Hanno attraversato “un ponte sospeso tra due mondi” e imparato presto a fare confronti, a interrogarci.
Che cosa penserebbe Randya della sua mozione e dei suoi test? Se ascoltasse questa piccola persona che ha la responsabilità di fare da interprete ai suoi genitori, forse potrebbe cambiare idea e chissà, ritirare quella proposta incompetente e anacronistica.

Arcangela Mastromarco, insegnante di italiano lingua seconda da 18 anni

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