La Matematica è un'arte del demonio

Buon compleanno anche a Galileo.  Cosa credi di vedere in cielo?

E purtroppo, se cito Galileo, sono costretto a citare anche Benedetto XVI. A Natale 2005 commentavo in un altro contesto:
Estraggo da Repubblica e Corriere online.

Il Papa nel suo primo messaggio natalizio ha pronunciato le seguenti parole:

"Tanti sono stati i progressi compiuti in campo tecnico e scientifico; vaste sono le risorse materiali di cui oggi possiamo disporre. L'uomo dell'era tecnologica rischia però di essere vittima degli stessi successi della sua intelligenza e dei risultati delle sue capacità operative, se va incontro ad un'atrofia spirituale, ad un vuoto del cuore".

Da cui gli ottimi titoli dei due importanti giornali: "Non fate della tecnologia un Dio" e "Monito all'uomo tecnologico: si rischia l'atrofia spirituale".

Lungi da me pensare che un cuore pieno, un cuore di carne, un cuore che sa amare, non sia per l'uomo una priorità assoluta. Ma per quanto mi sforzi, non riesco ad intravedere il nesso, il rapporto di causa ed effetto, tra progresso tecnologico ed inaridimento del cuore. Mi sembrano due fenomeni assolutamente non correlati.

Piuttosto così si alimenta (e si alimenta forte, vista l'autorevolezza della voce che parla) un secolare pregiudizio per cui si ritiene che intelligenza e fede, capacità operative e bontà, scienza e morale, tecnologia e amore siano tra di loro antitetiche.

Eppure si vede da lontano che siamo tutti dei buoni diavoli e, ve lo dico al termine del giorno di Natale, magari avere la fortuna di andare incontro all'atrofia spirituale: soffriremmo molto di meno.

Poi il primo Aprile 2006 fui costretto a ricommentare:
Già il 26 dicembre 2005 (vedi sopra) ebbi da ridire su una visione che traspare da alcuni discorsi di Papa Benedetto XVI, secondo la quale c'è come un vizio di fondo, una peccaminosità intrinseca, nella cultura scientifica e tecnologica.

Dato che non parlava ex-cathedra, mi permetto il lusso, proprio in quanto credente, di affermare che il Papa secondo me sbaglia. Ma se errare è umano, perseverare è diabolico. Infatti leggo su Repubblica online stralci virgolettati di un discorso di oggi rivolto dal pontefice ai docenti universitari:
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Benedetto XVI ai docenti universitari: "La sfida è ritrovare i principi cristiani che ispirano la nostra civiltà"
Il Papa: "Non sacrificare l'uomo agli interessi della scienza"

CITTA' DEL VATICANO - "Occorre dire con forza che l'essere umano non può essere mai sacrificato ai successi della scienza e della tecnica". Lo ha detto Benedetto XVI ricevendo in udienza i partecipanti di un seminario di studi promosso dalla Congregazione per l'educazione cattolica dedicato al tema dell'eredità culturale delle università europee.

Ratzinger torna a esortare il mondo accademico e scientifico a non prescindere dalla dimensione etica e religiosa. Nella Sala Clementina, centinaia di accademici provenienti da una cinquantina di paesi.

Al centro della riflessione Benedetto XVI pone la "questione antropologica" che, aggiunge, "per noi eredi della tradizione umanistica fondata sui valori cristiani, va affrontata alla luce dei principi ispiratori della nostra civiltà, che hanno trovato nelle università europee autentici laboratori di ricerca ed approfondimento".

(1 aprile 2006)
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Vedo ancora umanistico contro scientifico in un contrasto artificioso e manicheo. Boh!

Eppure nella costituzione pastorale "Gaudium et spes" sulla Chiesa nel mondo contemporaneo al n. 36 leggo:

"Perciò la ricerca metodica di ogni disciplina, se procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal medesimo Dio.

Anzi, chi si sforza con umiltà e con perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza prenderne coscienza, viene come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quello che sono.

A questo proposito ci sia concesso di deplorare certi atteggiamenti mentali, che talvolta non sono mancati nemmeno tra i cristiani, derivati dal non avere sufficientemente percepito la legittima autonomia della scienza, suscitando contese e controversie, essi trascinarono molti spiriti fino al punto da ritenere che scienza e fede si oppongano tra loro."

E quelli erano tempi di guerra fredda e di bomba atomica, eppure c'era maggiore fiducia nella ragione umana.
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Repubblica del 2 Aprile 2006 integra le frasi pronunciate ieri dal Papa e si va di
male in peggio:

"E come esempio, ha indicato «l'informatica che ha preso a carico una parte anche delle nostre attività mentali, con conseguenze che coinvolgono il nostro modo di pensare e possono condizionare la nostra stessa libertà»"

A mio parere mai come oggi l'informatica è uno strumento che fa circolare il pensiero e condiziona in senso positivo la nostra libertà, tant'è vero che nei paesi totalitari è vietato accedere ad internet.

Vabbé che il Papa il 16 aprile prossimo compirà 79 anni, ma uno che riveste quel ruolo dovrebbe dimostrarsi meno superficiale. Poveri ciovani!

Per approfondimenti segnalo questo articolo dal titolo: "Dove sbaglia il Papa".

Di ben altro tenore l'atteggiamento di Giovanni Paolo II nei confronti della scienza e degli scienziati. Un uomo positivo, che ebbe il coraggio di riaprire il processo a Galileo e di chiedere pubblicamente scusa a nome della Chiesa (iniziativa che l'allora responsabile dell'ex Sant'Uffizio non condivise affatto).

Commenti

Anonimo ha detto…
Ciao,complimenti per il blog,tornerò a trovarti. Passa dal mio, aspetto un tuo commento :-)

http://zuccherofilato.blog.tiscali.it/
suburbia ha detto…
Ci sono persone per cui la matematica e' solo un altro modo di vedere e descrivere il mondo. Un modo bello e preciso che riconcilia con la vita. Per cui le funzioni sono amiche sincere che si svelano man mano. Io sono sempre stata portata per la matematica e ho letto il tuo post con interesse, avevo sentito la diatriba ma sinceramente non mi aveva toccato piu' di tanto.
Ti lascio un saluto, ciao

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