Faraoniche royalties
(ANSA) - IL CAIRO, 25 DIC - L'Egitto vuole imporre il copyright sulle Piramidi, la Sfinge e gli altri suoi antichi monumenti del patrimonio archeologico. Una legge siffatta consentirà all'Egitto di chiedere indennizzi a chi riprodurrà le opere. Il segretario generale del Consiglio supremo delle antichità, Zahi Hawass, ha motivato il futuro provvedimento con la necessità di aumentare i fondi per la manutenzione dei siti. "La nuova legge vieterà la duplicazione dei monumenti egiziani" nel mondo intero.
Ne avevamo già discusso quando si commentava il brevetto ottenuto sul colore magenta. Come si fa a trasformare un patrimonio dell'umanità in patrimonio e basta? E a che titolo pronipoti così lontani dei Faraoni (e degli schiavi che realizzarono le opere) vantano diritti di sfruttamento dell'opera dell'ingegno ormai entrata nel pubblico dominio?
Di duplicazioni delle piramidi ce c'è tante in giro per il mondo: la Piramide Cestia a Roma, la Piramide del Louvre a Parigi e la progettata Piramide di Tokio (quella sì, se venisse realizzata, un'opera davvero faraonica).
Ma si tratta di una geometria talmente sputtanata, grazie alla sua intrinseca semplicità e naturale bellezza, che a prendere sul serio il funzionario egiziano dovrebbero fare i soldi sufficienti a rendere un giardino il deserto. Sempre se non accampano diritti anche sui modi di dire e le espressioni idiomatiche: la piramide alimentare, l'organizzazione piramidale, il sistema nervoso piramidale ed extrapiramidale, il marketing piramidale. Roba che possono anche smettere di estrarre il petrolio dal sottosuolo.
Già mi vedo emuli in giro per il mondo: greci che brevettano il triangolo rettangolo ed il π e chiedono le royalties alla Casa Bianca per l'uso non autorizzato del capitello ionico; indiani che vogliono un tot > 0 per ogni volta che si utilizza la cifra zero; nababbi partenopei che vivono di rendita sui diritti della pizza ca pummarola ingoppa.
E dato che come diceva Totò la vita è fatta di cose reali e di cose suppóste (se le reali le mettiamo da una parte, le suppòste dove le mettiamo?), brevettiamo orsù figure geometriche un po' più elaborate e aerodinamiche che al momento sono figlie di nessuno (le chiamarono Zepelin perché nel loro piccolo somigliavano al dirigibile) ma proprio per questo vanno in quel posto a tanta di quella gente senza vantare i loro diritti.
Anche una piccola supposta ha la sua dignità. Quando è chiamata a compiere il suo dovere lo fa fino in fondo e senza mai guardare in faccia nessuno. Si mette subito in cammino cercando umilmente la propria strada. E se qualcuno le si para davanti dicendole con presunzione ed arroganza: "Lei non sa chi sono io", quasi sempre si tratta di uno stronzo.
Commenti
Vedo che mi stavo perdendo un sacco di bei post ma rimedio ora in parte e poi in todo :-)
ciao e ancora auguri di un anno bello e sereno