Dentro o fuori: la scuola tra autoreferenzialità e apertura


 

Può accadere che, al termine di una lunga esperienza professionale all’interno di un’istituzione scolastica, a una persona venga comunicato che non è possibile proseguire alcuna forma di collaborazione perché è necessario “privilegiare le progettualità interne”. Una motivazione di questo tipo, apparentemente neutra e organizzativa, richiama in realtà una precisa concezione dell’organizzazione: quella del sistema chiuso.

In questa prospettiva, l’istituzione – scuola compresa – tende a concentrarsi quasi esclusivamente su ciò che avviene al proprio interno, enfatizzando il controllo, la stabilità e l’autosufficienza, riducendo al minimo l’interazione con l’esterno. L’organizzazione come sistema chiuso privilegia l’efficienza interna, la gerarchia e la protezione dei propri processi e delle proprie informazioni. È un modello che può avere una sua logica in contesti specifici o in singole funzioni (si pensi a sistemi informativi protetti o ad alcuni ambiti di ricerca), ma che risulta limitante quando viene esteso all’organizzazione nel suo complesso.

La teoria dei sistemi e l’esperienza concreta mostrano invece che le organizzazioni reali operano, di fatto, come sistemi aperti. Esse vivono di scambi continui con l’ambiente: risorse, competenze, idee, relazioni. Dipendono dal contesto sociale, culturale ed economico in cui sono inserite e, allo stesso tempo, lo influenzano. Senza questo scambio non vi è adattamento, non vi è apprendimento organizzativo, non vi è innovazione.

Nel caso della scuola, l’apertura non è soltanto una necessità funzionale, ma una scelta culturale e pedagogica. Il dialogo con il territorio, con il mondo del lavoro, con l’università e con figure professionali esterne rappresenta una forma di networking che non impoverisce, ma rafforza le progettualità interne. Competenze ed esperienze maturate nel tempo, anche quando non sono più formalmente “interne”, possono continuare a costituire una risorsa se inserite in una logica di collaborazione.

In definitiva, mentre è legittimo prevedere ambiti o processi parzialmente “chiusi” per ragioni di tutela e sicurezza, concepire la scuola come un sistema prevalentemente chiuso significa fraintenderne la natura. Un’istituzione educativa che rinuncia all’apertura rischia di perdere vitalità e capacità di adattamento; una scuola che si riconosce come sistema aperto, invece, investe sul proprio sviluppo futuro e sulla qualità della propria azione formativa.

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