Il prete e il sagrestano

Non nascondo di essere credente, non è una vergogna né un orgoglio, semplicemente un dato di fatto. Non per questo ritengo di avere una visione meno critica e lucida.

A Bari si dice:
"Sbaglie u prèvete non è peccate, sbaglie u sacrestane e jè peccate".

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È proprio questa logica del due pesi e due misure all'interno della stessa comunità che sta diventando intollerabile.
Per un matrimonio andato a male, un laico impegnato viene emarginato di brutto. Se invece i problemi riguardano un sacerdote, si copre la merda con la sabbia. Ma prima o poi la merda qualcuno la pesterà.

Il Vangelo ci insegna che il più grande di noi è quello che si mette al servizio di tutti e "ministro" vuol dire servo. Chi ha un ruolo di responsabilità all'interno di un'istituzione serve bene la comunità se è al di sopra di ogni sospetto, come la famosa povera moglie di Cesare. Di capi ladri e viziosi non ne sopportiamo più, semplicemente perché ci fanno vergognare tutti, ed io ho già abbastanza da fare con la vergogna per le mie inadeguatezze per potermi caricare anche della vergogna per le stronzate che fa il mio parroco, il mio preside, il segretario regionale del mio partito, il presidente del consiglio del Paese di cui sono cittadino.

Per questo d'ora in poi, che sia prèvete o sacrestane, chi sbaglia paghi.

Commenti

Evergreen ha detto…
Giusto! Perché provare vergogna anche per colpa degli altri? Bastano e avanzano le nostre sole vergogne!

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