Drizzavo le antenne.


Non so ancora perché, ma oggi 4.5.2009 questo post è stato preso d'assalto da decine di navigatori che cercavano in google "Alberto sordi nudo sui tetti". Questo post non c'entra niente con quello che cercate. Se volete gustare la scena di Alberto Sordi sorpreso dalla TV nudo sui tetti di via Margutta, tratta da "Un Americano a Roma", film di Steno del 1954, allora vi consiglio di fare click qui.



Sui tetti, anzi, qui dove vivo io, sui terrazzi, ci stanno le antenne.
Sì, le antenne della televisione, non quella centralizzata né quella parabolica, ma quelle antenne individuali montate su pali infilati con le staffe e un po' di cemento nella parte interna del parapetto del terrazzo, tenute ferme con fili di ferro attaccati ai pali di altre antenne dei palazzi vicini, che tra loro si dicono "tienimi che mi tengo", che c'è quella più grande del primo, quella piccolina del secondo orientata verso Monte Caccia che chissà dov'è e poi quella a larga banda per prendere le televisioni private. Qualcuno ha ancora lassù un'arrugginita enorme antenna che serviva per prendere Capodistria che trasmetteva programmi improbabili in sloveno con sottotitoli in italiano o viceversa, però ogni tanto dava gli spogliarelli. Erano i tempi che in onde medie sentivamo Radio Tirana, preceduta dalla sua sigla tatà ta tatà ta tatàta qui radio tirana, che ci propagandava un noioso socialismo reale ma comunque ci trasmetteva un senso di esotico, un po' come tutti quei nomi (Monte Ceneri, Montecarlo, Beromünster…) delle stazioni radio sul sintonizzatore della Radiomarelli che faceva la sua figura al posto d'onore del soggiorno, poi soppiantato dal televisore a valvole della Brionvega col bottone accendi e spegni e il bottone primo e secondo, che quando la spegnevi rimaneva per tanto tempo il puntino luminoso al centro. A settembre, durante la Fiera del Levante, eccezionalmente solo per Bari e zone collegate, trasmettevano i film di mattina. Erano tempi che la scuola iniziava il primo ottobre e c'erano i remigini presentati da Mago Zurlì, e noi riempivamo quel lunghissimo ozio sciroppandoci replicacce di tutti i film in costume con Gino Cervi e Amedeo Nazzari (quello di chi non beve con me peste lo colga con la o chiusa) e Fanfan la Tulipe con Gina Lollobrigida e Gérard Philipe.

Ma tutta quella magia aveva la sua origine lì, sul terrazzo, e scendeva fino in casa con un filo volante che poi entrava misteriosamente attraversando chissà quale foro e seguendo sopra traccia il battiscopa fino a raggiungere il Brionvega sul suo trono di cristallo a rotelle adornato di soprammobili e bomboniere di cattivo gusto. In quella casa delle radici, il palazzo INA tra l'Albergo delle Nazioni e il Caffè Riviera, al primo piano senza nessun balcone, del fatto che si stava davanti al mare se ne subivano solo i fastidi: due dita di salsedine sui vetri delle finestre, spifferi e ululati quando era tempesta da nord, ma del mare vedevamo soltanto la linea dell'orizzonte. Sul terrazzo non si poteva andare: era chiuso a chiave da quando una povera donna si intrufolò e si buttò giù. Ma il maestrale, quando è quello vero che dura almeno tre giorni, un regalo ce lo faceva: faceva crollare l'antenna della televisione. Visualizzavamo puntini, il famoso effetto neve: panico da isolamento mediatico, in una provincia che allora si sentiva veramente periferica rispetto al centro del mondo che chissà dov'era. Che fare? Nessun call center allora, nessun numero verde. Scendevi alla girata dell'angolo e chiamavi chi bisognava chiamare. Arrivava l'antennista, sempre accompagnato da un apprendista che aveva l'età mia ma beato lui non andava a scuola, ed io ero l'addetto a recuperare le chiavi del terrazzo e a sovrintendere ai lavori di ripristino delle telecomunicazioni.

E lì si apriva un mondo di meraviglia e fantasia. Da quel quinto piano affacciato al mare ti accorgevi che la terra è davvero rotonda, guardavi un lontanissimo orizzonte e pensavi che poco più in là c'era la noiosa Albania di Radio Tirana, sentivi ancora la presenza di quel soldato americano negro che i nonni raccontavano di aver visto ubriaco camminare in equilibrio su quel cornicione dell'Albergo delle Nazioni requisito dalle truppe alleate e cadere giù con un tonfo secco. Chissà perché drizzando quel palo veniva sempre rimontata l'antenna del primo, visto che il trasmettitore RAI era a 500 metri ed il primo si prendeva senza antenna, tanto era forte il segnale che poi faceva la doppia immagine e bisognava montare un attenuatore. Misteri.

Un paio d'ore di lavoro e poi si richiudeva quella proibita meraviglia, aspettando il prossimo maestrale.

Giù in basso non succedeva niente, a parte quella volta che Alberto Sordi e Monica Vitti stavano a prendere un gelato seduti ai tavolini del Caffè Riviera in una pausa della lavorazione di Polvere di Stelle e un altro paio di volte che è passato il Giro d'Italia. Ma sono altre storie, ne riparliamo.

Commenti

Anonimo ha detto…
La Nostra Bari è Meravigliosa!
Non c'è che dire!
Dovremmo essere solo un pò più considerati...

www.jamskilit.ilcannocchiale.it
Anonimo ha detto…
cavolo, anch'io abitavo alla Madonnella, in via Istria
Pierangelo ha detto…
@cheyenne:

Ma vedi un po'!

Io la Madonnella non l'ho mai lasciata ed abito dal 1987 in via Istria 1, l'appartamento ad angolo con corso Sonnino, all'ultimo piano con vista San Giuseppe e rigorosamente senza ascensore.
Anonimo ha detto…
Incredibile O_0
Io abitavo nella casa di fianco, no, il numero non lo ricordo, dovrei vedere se c'è qualche traccia nei vecchi documenti, quindi se la tua casa ha il numero 1 (dispari) dovrebbe essere il 3 (boh!). Era una vecchia casa, ma ben tenuta, al 1° piano con 3 finestre alla strada. Tutto questo nel 1968 anno in cui mi sono sposata e l'abbiamo presa in fitto. Ieri mi stavo domandando come si chiamasse la Chiesa con il piazzale davanti e tu mi hai risposto ;-) , di fianco c'era un vecchio e piccolo cinema. chissà se c'è ancora. Diverso dal cinema in Corso Sonnino con il pavimento in pendenza. Quali bellissimi ricordi mi hai suscito, grazie! All'inizio di Corso Sonnino c'era (o c'è??) un Bar con il mio nome, ahahaha!
Abbiamo vissuto alla Madonella per circa 3 anni, giusto il tempo per frequentare la sezione del PCI. Era il periodo del segretario di Federazione Onofrio Vessia (altro zumpa-fosso) che contestai con garbo ma con durezza perchè ci lesse l'articolo di fondo dell'Unità, senza aggiungere altro, già il "verbo" calato dall'alto, senza discussione. No, io non ho rimpianti e non sono una EX. Tutto è stato un grande arricchimento ed è la storia!!!
Ad Majora ,-)
Pierangelo ha detto…
Il cinema parrocchiale si chiamava Cine Capitol, ora è stato ristrutturato e dato in gestione, pur essendo ancora di proprietà parrocchiale, e si chiama Cinema Esedra.

L'altro cinema di corso Sonnino è il Nuovo Cinema Palazzo, attualmente in difficoltà a causa del proliferare dei multisala.

Il bar Viola (dal cognome del padrone) è sempre lì, da sempre patria dei giocatori del Totocalcio.

La sezione 7 novembre di via Zara in mezzo alle case popolari è ora una sezione del PD in coabitazione con l'Arci Gay.

In questi 50 anni che ci vivo il quartiere sembra cambiato molto, ma il clima che si respira è sempre lo stesso al punto che anche chi è andato via ne ha nostalgia perché tornandoci si sente a casa. Ne sono prova i numerosi gruppi di fans su Facebook che trovi ricercando per parola chiave "madonnella".

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